giovedì 30 aprile 2009

Palermo - Corteo contro l'insostenibile G8 dell'università, venerdì 8 maggio


Palermo - Corteo contro l'insostenibile G8 dell'università, venerdì 8 maggio


L'8-9 Maggio si terrà a Palermo il g8 University Students' Summit, tappa di avvicinamento al Summit di Torino del 17-19 Maggio. Il suddetto vertice rappresenterebbe il momento di confronto tra studenti provenienti dai paesi del g8 e non (Cina, Arabia Saudita, paesi del Mediterraneo...) e le istituzioni ministeriali; un appuntamento da cui dovrebbero uscire proposte e idee da traghettare al successivo momento torinese e quindi ai rettori e ai presidenti degli atenei degli stessi paesi; questi parteciperanno in quanto rappresentanti di quell'istituzione universitaria dal carattere “oggettivo e neutrale” riconosciuta come interlocutrice diretta rispetto ai problemi dell'umanità e del pianeta, degli “8 grandi” che si riuniranno a luglio a L'aquila.
Anche noi, come gli studenti dell'Onda di Torino, riteniamo inaccettabili le modalità di organizzazione dell'iniziativa, la concezione dei rapporti tra mondo accademico, dinamiche sociali ed il potere politico ed economico che la stessa rappresenta, la logica di rappresentanza studentesca che ne sta alla base ed ovviamente un interlocutore, il g8, che non ci stancheremo mai di rifiutare.
Il g8 University Students'Summit sarà aperto a delegazioni di rappresentanti da circa cinquanta atenei sparsi tra vari paesi. Dal summit uscirà l'immagine di un'università vincente, capace di dialogare con gli organismi sovranazionali in vista del superamento di problematiche globali di enorme portata.
C'è però una contestazione da cui vorremmo partire nell'analisi delle ricette anticrisi che il g8 ci propone: l'università è in crisi (e lo è a livello globale, basti guardare la tempistica con cui quest'autunno si sono sviluppati movimenti studenteschi in Italia, Francia, Grecia...) e rettori e istituzioni quali il g8 ne costituiscono la causa profonda. Non possiamo infatti dimenticare il grave disagio attuale degli atenei schiacciati come sono da sempre più pesanti tagli dei fondi pubblici e di conseguenza, da una politica delle risorse che ne trasforma profondamente gli stessi principi costitutivi: un sistema che, adottando principi aziendalistici, si rivolge oggi al mercato e alle logiche delle prestazioni e dei servizi alla ricerca di una legittimità ad esistere che non può più trovare all'interno della sua funzione sociale; in conseguenza di ciò la formazione diviene bene d'acquistare e il sapere una merce da spendere sul mercato.
In quanto fruitori di un servizio ci ritroviamo perciò a dover convivere quotidianamente con aumenti delle tasse o, come nel caso di Palermo, con enormi buchi di bilancio, tagli al personale e al mondo della ricerca e persino con chiusure anticipate delle biblioteche causa mancanza di fondi.
E' di fronte a questo scenario che non ci resta che affermare l'insostenibilità di questo sistema universitario; ed è a quest'università della precarietà e dello sfruttamento dei soggetti della conoscenza che non riconosciamo alcuna legittimità di confronto e proposta su tematiche quali lo “Sviluppo sostenibile” e la “Cultura della legalità”, argomenti della due giorni.
Come affermato in precedenza, la nostra critica è rivolta anche contro le modalità d'organizzazione dell'iniziativa in cui da un lato gli studenti “meritevoli” (Palermo), dall'altro i rettori (Torino), dovrebbero rappresentare l'intero mondo della formazione, celando quindi, dietro meccanismi di rappresentanza formale, tutta una serie di contraddizioni e conflitti interni al sistema di produzione e trasmissione dei saperi. Abbiamo più volte sottolineato, durante i mesi caldi di quest'autunno, come ormai si riproduca volutamente, dietro la retorica della “meritocrazia”, quella logica della totale compatibilità socio-politica che si configura come potente strumento di controllo e disciplinamento delle forze sociali; forme di controllo che inevitabilmente passano per la chiusura di spazi e l'imposizione dei tempi di produzione individuale e collettiva.
Oltretutto il movimento dell'Onda ha saputo comunicare come la ricchezza e la composizione del precariato della conoscenza siano irriducibili in schematismi della rappresentanza, mentre possano pienamente esprimersi in una quotidiana lotta dal basso capace di mettere in comune il lessico della riappropriazione e di costruire conflittualià sui meccanismi di produzione del sapere.
Sempre meno sostenibili...
Anche in questo vertice tema centrale dl confronto sarà quello della “sostenibilità”; a Palermo e Torino verrà lanciata l'immagine di un g8 rivolto al cambiamento radicale delle forme di sfruttamento delle energie ambientali e di intervento sugli squilibri sociali come vie d'uscita dalla crisi economica globale.
Nonostante l'apparente incontestabilità della tematica, riteniamo necessario prendere su questa posizioni nette in forte contrapposizione con l'attuale valore che identifica il concetto e l'idea di base, ripartendo nella critica dalla riproposizione di un assioma cardine: la totale mancanza di credibilità di questi soggetti istituzionali vista la diretta responsabilità di organismi di tale genere nel perpetrarsi di disuguaglianze sociali e devastazione ambientale.
In realtà, rifiutiamo l'idea stessa di “sviluppo sostenibile”in quanto la riteniamo inequivocabilmente subordinata al linguaggio retorico del progresso di stampo liberista e perciò materialmente determinata solo dalle leggi del profitto e dell'accumulazione capitalista.
Il tentativo di restyling, attualmente di moda a livello globale (da Obama alla Prestigiacomo), in senso “ecocompatibile” nasconde scelte operative ben precise: la “sostenibilità”umana e ambientale si risolve così nell'allargamento indiscriminato degli spazi di proprietà e profitto sulle risorse naturali (permettendo ad esempio la mercificazione delle energie rinnovabili) e sulle ricchezze sociali.
Rifiutare politiche finalizzate alla costituzione di nuovi meccanismi di controllo e sfruttamento di territori e comunità ci sembra, al contrario, (in questo momento di crisi poi...) possa rappresentare un buon punto di partenza per sviluppare una proposta alternativa di sostenibilità, che passi attraverso il rispetto dei diritti all'autodeterminazione delle popolazioni, la valorizzazione delle vocazioni e peculiarità dei territori e la messa a punto di strumenti di garanzia e ridistribuzione delle ricchezze.

Legalità e nuove forme del controllo
Secondo tema portante della due giorni sarà l'importanza nella formazione del cittadino del futuro della “cultura della legalità”. Se non casuale sarebbe quantomeno paradossale che una discussione di questo tipo venga affrontata proprio nella nostra città dove i limiti che differenziano ciò che è legale da ciò che non lo è diventano pressoché irrilevanti di fronte alle esigenze di ampi strati del tessuto sociale metropolitano disposti ad infrangerli, quotidianamente, se ciò vuol dire attenuare la propria condizione di sfruttamento e di precarietà esistenziale.
Da ciò parte proprio la nostra critica,incompatibilità e opposizione al concetto di legalità, in quanto stabilire ciò che si può o non si può fare, ciò che è giusto o sbagliato, definire la norma insomma non ha la sola funzione di creare i presupposti per una società totalmente normalizzata e asservita ai meccanismi di produzione e riproduzione sistemica (soprattutto in un un momento di recessione in cui una svolta troppo autoritaria e/o repressiva rischierebbe di moltiplicare effervescenze sociali già largamente dispiegate) ma, nell'immediato, di isolare e criminalizzare qualsiasi forma di lotta e di dissenso nonché ogni tipo di eccedenza o “devianza”dalla normalità imposta tramite repressione.
Saturare sempre più di cultura legalista i luoghi di formazione e produzione del sapere, quindi, è sicuramente un obiettivo che gli apparati di governance globale portano avanti anche alla luce del dissenso potenziale che da questi può scaturire (come recentemente dimostrato) in quanto luoghi di ricomposizione sociale ed elaborazione e costruzione di forti spinte antagoniste.
Di fronte alla criminalizzazione di forme di lotta, come le occupazioni delle facoltà, che propongono e sperimentano forme altre di socialità e condivisione dei saperi, e di fronte persino a protocolli legali (?) che vietano di sfilare in corteo nei centri cittadini, ci chiediamo che valore abbia (e per chi soprattutto...) il concetto di legalità rispetto alla legittimità ed al valore del dissenso politico contro chi leggi le fa.
La crisi siete voi!

L'Onda Anomala palermitana ha indetto una giornata di mobilitazione generale l'8 Maggio che, nel giorno d'apertura del summit, possa rappresentare l'ennesima risposta di lotta non soltanto ai piani di disarticolazione del sistema di formazione pubblica, ma soprattutto alla crisi globale incarnata proprio da organismi quali il g8 ed iniziative come quelle di Palermo e Torino.
E' per questo che chiamiamo alla mobilitazione tutti quelle soggettività protagoniste con noi dell'opposizione alle riforme di Scuola e Università (studenti,insegnanti,precari della conoscenza e della ricerca...) ma anche tutti coloro i quali si sono mobilitati e hanno costruito la campagna contro il g8 sull'ambiente di pochi giorni fa a Siracusa ottenendo un ottimo risultato in termini di partecipazione quantitativa e qualitativa al corteo del 23 Aprile,e infine quei movimenti sociali che come noi lottano per la difesa dei diritti (casa, lavoro,immigrazione) nella cornice comune di una netta contrapposizione ad ogni piano di socializzazione dei costi di questa crisi.
Auspichiamo che tali soggetti contribuiscano a costruire un 8 Maggio che nelle pratiche e nel lessico ripercorra le vie antagoniste dell'opposizione sociale dentro la crisi e contro la crisi!


La crisi sono loro!
L'onda non vi sostiene,vi travolge!



Venerdì 8 Maggio, Corteo Contro L'Insostenibile g8 Dell'Università
Concentramento ore 16, Teatro Massimo, Palermo
Onda Anomala Palermo

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