giovedì 30 aprile 2009

Palermo - Corteo contro l'insostenibile G8 dell'università, venerdì 8 maggio


Palermo - Corteo contro l'insostenibile G8 dell'università, venerdì 8 maggio


L'8-9 Maggio si terrà a Palermo il g8 University Students' Summit, tappa di avvicinamento al Summit di Torino del 17-19 Maggio. Il suddetto vertice rappresenterebbe il momento di confronto tra studenti provenienti dai paesi del g8 e non (Cina, Arabia Saudita, paesi del Mediterraneo...) e le istituzioni ministeriali; un appuntamento da cui dovrebbero uscire proposte e idee da traghettare al successivo momento torinese e quindi ai rettori e ai presidenti degli atenei degli stessi paesi; questi parteciperanno in quanto rappresentanti di quell'istituzione universitaria dal carattere “oggettivo e neutrale” riconosciuta come interlocutrice diretta rispetto ai problemi dell'umanità e del pianeta, degli “8 grandi” che si riuniranno a luglio a L'aquila.
Anche noi, come gli studenti dell'Onda di Torino, riteniamo inaccettabili le modalità di organizzazione dell'iniziativa, la concezione dei rapporti tra mondo accademico, dinamiche sociali ed il potere politico ed economico che la stessa rappresenta, la logica di rappresentanza studentesca che ne sta alla base ed ovviamente un interlocutore, il g8, che non ci stancheremo mai di rifiutare.
Il g8 University Students'Summit sarà aperto a delegazioni di rappresentanti da circa cinquanta atenei sparsi tra vari paesi. Dal summit uscirà l'immagine di un'università vincente, capace di dialogare con gli organismi sovranazionali in vista del superamento di problematiche globali di enorme portata.
C'è però una contestazione da cui vorremmo partire nell'analisi delle ricette anticrisi che il g8 ci propone: l'università è in crisi (e lo è a livello globale, basti guardare la tempistica con cui quest'autunno si sono sviluppati movimenti studenteschi in Italia, Francia, Grecia...) e rettori e istituzioni quali il g8 ne costituiscono la causa profonda. Non possiamo infatti dimenticare il grave disagio attuale degli atenei schiacciati come sono da sempre più pesanti tagli dei fondi pubblici e di conseguenza, da una politica delle risorse che ne trasforma profondamente gli stessi principi costitutivi: un sistema che, adottando principi aziendalistici, si rivolge oggi al mercato e alle logiche delle prestazioni e dei servizi alla ricerca di una legittimità ad esistere che non può più trovare all'interno della sua funzione sociale; in conseguenza di ciò la formazione diviene bene d'acquistare e il sapere una merce da spendere sul mercato.
In quanto fruitori di un servizio ci ritroviamo perciò a dover convivere quotidianamente con aumenti delle tasse o, come nel caso di Palermo, con enormi buchi di bilancio, tagli al personale e al mondo della ricerca e persino con chiusure anticipate delle biblioteche causa mancanza di fondi.
E' di fronte a questo scenario che non ci resta che affermare l'insostenibilità di questo sistema universitario; ed è a quest'università della precarietà e dello sfruttamento dei soggetti della conoscenza che non riconosciamo alcuna legittimità di confronto e proposta su tematiche quali lo “Sviluppo sostenibile” e la “Cultura della legalità”, argomenti della due giorni.
Come affermato in precedenza, la nostra critica è rivolta anche contro le modalità d'organizzazione dell'iniziativa in cui da un lato gli studenti “meritevoli” (Palermo), dall'altro i rettori (Torino), dovrebbero rappresentare l'intero mondo della formazione, celando quindi, dietro meccanismi di rappresentanza formale, tutta una serie di contraddizioni e conflitti interni al sistema di produzione e trasmissione dei saperi. Abbiamo più volte sottolineato, durante i mesi caldi di quest'autunno, come ormai si riproduca volutamente, dietro la retorica della “meritocrazia”, quella logica della totale compatibilità socio-politica che si configura come potente strumento di controllo e disciplinamento delle forze sociali; forme di controllo che inevitabilmente passano per la chiusura di spazi e l'imposizione dei tempi di produzione individuale e collettiva.
Oltretutto il movimento dell'Onda ha saputo comunicare come la ricchezza e la composizione del precariato della conoscenza siano irriducibili in schematismi della rappresentanza, mentre possano pienamente esprimersi in una quotidiana lotta dal basso capace di mettere in comune il lessico della riappropriazione e di costruire conflittualià sui meccanismi di produzione del sapere.
Sempre meno sostenibili...
Anche in questo vertice tema centrale dl confronto sarà quello della “sostenibilità”; a Palermo e Torino verrà lanciata l'immagine di un g8 rivolto al cambiamento radicale delle forme di sfruttamento delle energie ambientali e di intervento sugli squilibri sociali come vie d'uscita dalla crisi economica globale.
Nonostante l'apparente incontestabilità della tematica, riteniamo necessario prendere su questa posizioni nette in forte contrapposizione con l'attuale valore che identifica il concetto e l'idea di base, ripartendo nella critica dalla riproposizione di un assioma cardine: la totale mancanza di credibilità di questi soggetti istituzionali vista la diretta responsabilità di organismi di tale genere nel perpetrarsi di disuguaglianze sociali e devastazione ambientale.
In realtà, rifiutiamo l'idea stessa di “sviluppo sostenibile”in quanto la riteniamo inequivocabilmente subordinata al linguaggio retorico del progresso di stampo liberista e perciò materialmente determinata solo dalle leggi del profitto e dell'accumulazione capitalista.
Il tentativo di restyling, attualmente di moda a livello globale (da Obama alla Prestigiacomo), in senso “ecocompatibile” nasconde scelte operative ben precise: la “sostenibilità”umana e ambientale si risolve così nell'allargamento indiscriminato degli spazi di proprietà e profitto sulle risorse naturali (permettendo ad esempio la mercificazione delle energie rinnovabili) e sulle ricchezze sociali.
Rifiutare politiche finalizzate alla costituzione di nuovi meccanismi di controllo e sfruttamento di territori e comunità ci sembra, al contrario, (in questo momento di crisi poi...) possa rappresentare un buon punto di partenza per sviluppare una proposta alternativa di sostenibilità, che passi attraverso il rispetto dei diritti all'autodeterminazione delle popolazioni, la valorizzazione delle vocazioni e peculiarità dei territori e la messa a punto di strumenti di garanzia e ridistribuzione delle ricchezze.

Legalità e nuove forme del controllo
Secondo tema portante della due giorni sarà l'importanza nella formazione del cittadino del futuro della “cultura della legalità”. Se non casuale sarebbe quantomeno paradossale che una discussione di questo tipo venga affrontata proprio nella nostra città dove i limiti che differenziano ciò che è legale da ciò che non lo è diventano pressoché irrilevanti di fronte alle esigenze di ampi strati del tessuto sociale metropolitano disposti ad infrangerli, quotidianamente, se ciò vuol dire attenuare la propria condizione di sfruttamento e di precarietà esistenziale.
Da ciò parte proprio la nostra critica,incompatibilità e opposizione al concetto di legalità, in quanto stabilire ciò che si può o non si può fare, ciò che è giusto o sbagliato, definire la norma insomma non ha la sola funzione di creare i presupposti per una società totalmente normalizzata e asservita ai meccanismi di produzione e riproduzione sistemica (soprattutto in un un momento di recessione in cui una svolta troppo autoritaria e/o repressiva rischierebbe di moltiplicare effervescenze sociali già largamente dispiegate) ma, nell'immediato, di isolare e criminalizzare qualsiasi forma di lotta e di dissenso nonché ogni tipo di eccedenza o “devianza”dalla normalità imposta tramite repressione.
Saturare sempre più di cultura legalista i luoghi di formazione e produzione del sapere, quindi, è sicuramente un obiettivo che gli apparati di governance globale portano avanti anche alla luce del dissenso potenziale che da questi può scaturire (come recentemente dimostrato) in quanto luoghi di ricomposizione sociale ed elaborazione e costruzione di forti spinte antagoniste.
Di fronte alla criminalizzazione di forme di lotta, come le occupazioni delle facoltà, che propongono e sperimentano forme altre di socialità e condivisione dei saperi, e di fronte persino a protocolli legali (?) che vietano di sfilare in corteo nei centri cittadini, ci chiediamo che valore abbia (e per chi soprattutto...) il concetto di legalità rispetto alla legittimità ed al valore del dissenso politico contro chi leggi le fa.
La crisi siete voi!

L'Onda Anomala palermitana ha indetto una giornata di mobilitazione generale l'8 Maggio che, nel giorno d'apertura del summit, possa rappresentare l'ennesima risposta di lotta non soltanto ai piani di disarticolazione del sistema di formazione pubblica, ma soprattutto alla crisi globale incarnata proprio da organismi quali il g8 ed iniziative come quelle di Palermo e Torino.
E' per questo che chiamiamo alla mobilitazione tutti quelle soggettività protagoniste con noi dell'opposizione alle riforme di Scuola e Università (studenti,insegnanti,precari della conoscenza e della ricerca...) ma anche tutti coloro i quali si sono mobilitati e hanno costruito la campagna contro il g8 sull'ambiente di pochi giorni fa a Siracusa ottenendo un ottimo risultato in termini di partecipazione quantitativa e qualitativa al corteo del 23 Aprile,e infine quei movimenti sociali che come noi lottano per la difesa dei diritti (casa, lavoro,immigrazione) nella cornice comune di una netta contrapposizione ad ogni piano di socializzazione dei costi di questa crisi.
Auspichiamo che tali soggetti contribuiscano a costruire un 8 Maggio che nelle pratiche e nel lessico ripercorra le vie antagoniste dell'opposizione sociale dentro la crisi e contro la crisi!


La crisi sono loro!
L'onda non vi sostiene,vi travolge!



Venerdì 8 Maggio, Corteo Contro L'Insostenibile g8 Dell'Università
Concentramento ore 16, Teatro Massimo, Palermo
Onda Anomala Palermo

AGAINST THE UNSUSTAINABLE G8 UNIVERSITY SUMMIT

On the 17th 18th and 19th of May an important event, the G8 University Summit, will be held in Italy, in the city of Turin, sponsored by the CRUI (Conference of Chancellors of Italian Universities), to whom will participate the chancellors and presidents of the universities of the member states of the G8, together with those of many other countries around the world.
The object of the meeting is to propose itself as a direct referring point for the G8 of the heads of State and Government who will meet in the island of Sardinia (Italy) next summer. The meeting has given itself the objective to advise the great leaders of the world about the problems the humanity and the planet are facing, basing on the supposed "neutral and objective" character of the knowledge produced by universities.

We are all well aware of the fact that the G8 has no credibility being clearly responsible for the current global crisis. Further more it’s evident that it’s a paradox that is this same institution the one who wants to solve a crisis that has been responsible for creating it by letting the few decide on the fate of billions of people over the course of the years, influencing the international relationships and the economic and social politics.
It’s therefore unacceptable that the chancellors, considering themselves representative of the whole world of the university, are now going to speak with the member states of the G8 legitimizing, in such a manner, the political-economic system proposed by them.
Obviously this has not surprised us considering the central role that the university and the production of knowledge have in the restructuring process of the global system that today is keeping on reproducing itself with great difficulty through the crisis.

During the summit will be proposed the winning picture of a transformed and globalized university. In reality we now have a university in crisis, contradictory, with a worsening of the transmitted knowledge and exploiting the people that are producing it condemning them to a life and working condition of uncertainty.
If will be each university the one who still continues to administer the low financial resources by acting with a logic typical of financial companies, education (no longer a public service and a common good) will continue to legitimate itself in the form of an efficiency to buy at increasingly heavy costs, generating an unsustainable system for its inners students and workers.

We do not want to discuss the concept of "sustainable development" (now a container term, often used in rhetoric), but rather start from the real processes and understand the operative choices this word refers to. If for sustainable development they mean the way in which the supranational organizations extend the property and the profit on natural resources (allowing, for example, the commercialization of renewable energy), and if the politics based on this concept allow the constitution of new mechanisms of control and exploitation of territories, we won’t stand for it!

As students from Turin and other Italian cities, we are organizing meetings and assemblies to discuss and deal with all the international experiences that have been committing themselves to the issue of the relationship between global crisis and the crisis of the university. We will also discuss with people acting, like we are doing, against the crisis and with all the movements that have risen to defend their territories from "unsustainable" development models (such as the movement against the High Speed Train (Tav) in Piedmont, against the construction of a military USA post in Vicenza, against the privatization of water resources, against nuclear, etc.)..

During the G8 of the universities we will organize a national (and international!) demonstration on the 19th of May in Turin, in clear contrast to the Summit and we invite everybody to participate.The assemblies will begin on the 17th of May. During this day we will discuss with the movements risen in defence of the territory, the common goods, etc.On the 18th will take place the debate organised by Edu Factory and dedicated to the university and crisis of the university, its transformations, global crisis and students movements.During the same night we will focus on the international issue with speakers from Greece, France and all the other countries that want to participate.
AGAINST THE G8 UNIVERSITY SUMMIT THE ANOMALOUS WAVE DOESN’T SUPPORT YOU, IT WILL SWEEP YOU AWAY!!

Rete contro il G8, Torino.
retecontroilg8@gmail.com

USEFUL LINKS
http://g8u-summit.jp/english/ official website of the G8 University Summit.
http://ondanog8.blogspot.com/ (under-construction) official website of the students against the G8 University Summit.
http://www.uniriot.org/website of the Italian students movement.
http://www.infoaut.org/

CONTRE L’INSOUTENABLE G8 DE L’UNIVERSITÉ

Les 17, 18 et 19 mai se tiendra à Turin, soutenu par le CRUI, le G8 University Summit, auquel participeront les recteurs et les présidents des campus des états membres du G8, avec ceux de nombreux autres pays du monde. La rencontre se propose d’être l’interlocuteur direct du G8 des chefs de d’états qui se réunira en Sardaigne cet été et s’est donné l’objectif de conseiller les “grands de ce monde” sur les problèmes de l’humanité et de la planète, se fondant sur un soi-disant caractère “neutre et objectif” du savoir produit par les universités. L’institution du G8 voit aujourd’hui son déclin s’accélérer dans la crise globale qu’il a contribué à créer, surdéterminant pendant des décénies le système des relations internationales et le complexe des politiques économiques et sociales. Si le Summit se propose de discuter de développement durable global, social et humain, nous savons que le G8 est aujourd’hui un des principaux responsables de ce à quoi il s’agit de remédier et nous retenons inacceptable la prétention des recteurs de le légitimer au nom de tout le monde universitaire.
Dans la première rencontre du G8 University Summit à Sapporo, il s’est discuté de réorganiser le savoir et sa transmission, dépassant les limites de la spécialisation et développant l’interdisciplinarité sous forme de réseaux coordonnés. L’objectif est de développer, au moyen de partenaires publics et privés, des innovations politiques publiques en matière de développement durable. Nous sommes bien conscient que c’est en réalité une attaque à la richesse et à la variété des capacités de ceux qui produisent la connaissance et que c’est seulement au moyen d’un conflit sur comment ces savoirs sont hiérarchisés, marchandisés, et privatisés, qu’ il sera possible de se réapproprier ces capacités. Alors qu’au Summit l’université sera représentée victorieuse, transformée et globalisée, nous la décriront pour ce qu’elle est : une université en crise, contradictoire, avec un abaissement du niveau des savoirs transmis et qui profite de ceux qui les produisent, les condamnant à une condition de précarité. Si ce sont les Académies qui continuent à administrer la pénurie des ressources adoptant la logique d’entreprise, la formation (non plus service public) continuera à se légitimer dans la forme de prestation à acheter, à des prix toujours plus lourds, produisant un système « insoutenable » pour qui y étudie et travaille.
Il y a qui se contente de discuter du concept de « développement durable » (désormais terme contradictoire, souvent utilisé de manière rhétorique), nous nous voulons partir des processus réels et comprendre à quels choix opérationnels ce terme renvoie. Si par développement durable nous entendons la manière dont les organismes internationaux étendent leur propriété et leurs profits sur les ressources naturelles, si ceci permet le développement de nouvelles marchandises et secteurs tels que le énergies renouvelables, si les politiques inspirée par ce concept permettent la constitutions de nouveaux mécanismes de contrôle sur la complexité des interactions qui se produisent dans les territoires, alors nous ne l’accepterons pas! Critiquant les processus de transformation qui investissent l’université, nous parlerons de crise globale et des tentatives de la part des gouvernements de se décharger de ses effets.
Il y aura des moments de débat avec toutes les expériences internationales qui se sont appliquées à confronter la crise globale et la crise universitaire. Nous parlerons avec ceux qui comme nous s’engagent contre la crise et pour le « bien commun », résistant aux tentatives de répression, ou même seulement de subordination à un discours consensuel typique des rhétoriques sur le « développement durable » (par exemple le mouvement No Tav). Nous espérons que pour le Summit, le schéma habituel niant la mobilité aux étudiants ne soit pas répété. Nous ne voudrions pas nous retrouver, après les mobilisations de cet automne, à conduire des négociations interminables avec le service des chemins de fer. Bien que le gouvernement tente de réduire toujours plus les espaces d’action politique et sociale, nous construirons une manifestation nationale le 19 mai en nette opposition au Summit.

CONTRA EL INSOSTENIBLE G8 DE LA UNIVERSIDAD

El 17, 18 y 19 de mayo 2009 tendrá lugar en Italia, en la ciudad de Turín y promovido por la CRUI (Conferencia de los Rectores de las Universidades Italianas), el G8 University Summit, en el cual participaran los rectores y los presidentes de las universidades de las naciones miembros de la institución del G8, juntos con los de otros muchos países del mundo. La asamblea se propone como interlocutor directo del G8 de los jefes de gobierno y de estado que se reunirán el próximo verano en la isla de Sardegna (Italia) y cuya finalidad es de aconsejar a los “grandes del mundo” sobre los problemas de la humanidad y del planeta, fundándose en el presunto carácter “neutral y objetivo” del saber producido por las universidades.
Bien sabemos que el G8 no tiene ninguna credibilidad teniendo en cuenta las claras responsabilidades que tiene con respecto de la crisis global en curso; por eso resulta paradójico que sea esta misma institución la que quiere poner remedio a lo que ha concurrido a provocar tomando decisiones sobre la cabeza de millones de personas, durante décadas, como influir en las relaciones internacionales y las políticas económicas y sociales. Por lo tanto es inaceptable que los rectores, aspirando a representar a todo el mundo de la universidad, se pongan como interlocutores con los países miembros del G8, legitimando de esa manera el sistema económico-político que estos avalan. Por supuesto eso no va a sorprendernos teniendo en cuenta el papel central que la universidad y la producción de los saberes tienen en el proceso de reestructuración del sistema global que hoy sigue reproduciéndose a duras penas a través de la crisis.
En ese Summit ofrecerán la imagen ganadora de una universidad transformada y globalizada. En realidad hoy tenemos una universidad en crisis, contradictoria, con una nivelación hacia el bajo de los saberes transmitidos y que explota a los sujetos que los producen forzándolos a una condición de trabajo y de vida precaria. Si será cada universidad la que seguirá administrando la escasez des fondos adoptando lógicas propias de las empresas, la formación (ya no servicios públicos y bien ganancial) seguirá legitimándose en forma de prestación que se adquiere a precios siempre más altos, produciendo un sistema “insostenible” para los que estudian y trabajan dentro.
Nosotros no queremos discutir sobre el concepto de “desarrollo sostenible” (ahora término demasiado vago, frecuentemente utilizado de manera retórica), sino partir de los procesos reales y comprender a cuáles de las alternativas operativas este termino remite. Si por desarrollo sostenible entienden la manera con la cual los organismos internacionales extienden la propiedad y los beneficios sobre los recursos naturales (permitiendo la mercantilización por ejemplo de las energías renovables), si las políticas que se inspiran a ese concepto permiten la constitución de nuevos mecanismos de control y explotación de los territorios, nosotros no lo aceptamos.
Como estudiantes de Torino y de otras ciudades de Italia estamos organizando asambleas y charlas para discutir y enfrentarnos con todas las experiencias internacionales que se han puesto en marcha sobre los asuntos de la relación entre crisis global y crisis de la universidad. También hablaremos con sujetos que como nosotros se están poniendo en marcha en contra de la crisis y con todos los movimientos que se han alzado para defender los territorios de modelos de desarrollo “insostenibles” (como por ejemplo el movimiento en contra de la Alta Velocidad, contra la base estadounidense en Vicenza, contra la privatización de los recursos hídricos, contra el nuclear, etc.).
Durante el G8 de las universidades construiremos una manifestación nacional (y con estudiantes de todos los países) en Turín el 19 de mayo, en clara contraposición al Summit y invitamos todo el mundo a la participación.
Las asambleas empezarán el día 17 de mayo. Este día será dedicado a los movimientos en defensa del territorio, de los bienes comunes, etc.
El 18 tendrá lugar el debate organizado por Edu Factory y dedicado a la universidad, crisis de la universidad, sus transformaciones, crisis general y movimientos de lucha de estudiantes.
Por la noche se hablará sobre todo del asunto internacional con relatores de Grecia, Francia y todos los países que quieren participar.

CONTRA EL G8 DE LA UNIVERSIDAD LA OLA NO OS APOYA, OS ARROLLA!

Para la construcción de una red contra el G8.


Invitamos tod@s o a ponerse en contacto con nosotr@s y a participar!


ENLACES Y CONTACTOS
http://g8u-summit.jp/english/ página web oficial del G8 University Summit.
http://ondanog8.blogspot.com/ blog oficial de los estudiantes de Torino contra el G8 de la universidad
http://www.uniriot.org/ network de las universidades en lucha.
http://www.infoaut.org/
Contactos en Sevilla: valebraco@libero.it

mercoledì 29 aprile 2009

L'onda calabra travolgerà Torino

Il 17, il 18 ed il 19 Maggio si terrà a Torino il g8 sull’università a cui parteciperanno tutti i rettori, compreso il nostro magnifico La Torre. I grandi dell’università come da loro abitudine vorranno decidere per noi. Decideranno come dovrà essere l’università nei prossimi anni, stabilendo la qualità del nostro sapere,i tempi della nostra vita e gli spazi della nostra socialità.
I summit internazionali sono sempre stati simbolo dell’economia rampante e priva di scrupoli.
Oggi, però, la crisi dell’economia globale mette definitivamente fine al processo neoliberista, mostrando il paradosso per cui le stesse persone e gli stessi governi che fino a pochi mesi fa imponevano la liberalizzazione di ogni settore economico, oggi richiedono a gran voce il ritorno della regolamentazione statale. I g8 così come tutti i summit globali cercano, adesso, una soluzione condivisa per l’uscita dalla crisi, ponendosi come un fantomatico governo mondiale, nonostante che le loro decisioni siano state totalmente delegittimate da migliaia di persone che da Genova in poi hanno dimostrato la loro contrarietà.
Tutto questo avviene mentre da Atene a Parigi passando per Londra e Barcellona un’intera generazione di studenti e precari si sta ribellando contro un sistema universitario che pretende di trattare il sapere e la cultura come se fossero semplici merci di scambio, inserendo, quindi, a pieno titolo l’università nelle logiche di mercato.

L’imposizione di un inesistente “sapere neutro” in questi ultimi anni non è stato altro che la legittimazione del capitalismo liberista come unico modello di sviluppo e di conoscenza.
Infatti le università hanno perso la loro funzione di centri di libero confronto per diventare luoghi di formazione precaria.
Si sta imponendo un modello di università virtuosa che importa dalle aziende il meccanismo dei costi e benefici e vede nei tagli e nel risparmio un nuovo metodo di costrizione.
Il pareggio di bilancio è diventata la chiave per diminuire la qualità del sapere chiudendo corsi ritenuti improduttivi e ottenendo, inoltre, tramite l’immissione di fondi privati di finanziamento, la sottomissione della ricerca al mercato. In questa ottica vanno inseriti tutti i meccanismi di inclusione differenziali (3+2, numero chiuso, master post laurea) chiari tentativi di fornire al mercato del lavoro figure professionali con differenti classi di laurea e quindi più ricattabili.
Questo paradosso vive anche nella nostra università.
Oggi più che mai bisogna pensare globalmente e agire localmente.
Anche da noi, infatti, la quadratura del bilancio dell’ateneo rappresenta il fine ultimo a cui qualunque decisione o progetto viene subordinato.

La strutturazione dell’università su queste linee guida fa si che il nostro ateneo, come tutti gli altri, non possieda quel ruolo di propulsore culturale e motore del cambiamento sociale che dovrebbe invece caratterizzarlo. I saperi appresi nei nostri cubi non vengono utilizzati per il cambiamento del territorio ma per formare precari che saranno nella maggior parte dei casi costretti ad emigrare, o nel caso decidano di rimanere costretti ad una vita da super precario meridionale.
L’autonomia universitaria è stata utilizzata da baroni e rettori per consolidare il proprio potere, distruggendo la possibilità di far nascere una didattica cogestita più vicina alle esigenze degli studenti e del territorio. Le uniche ricadute dell’ateneo nel tessuto urbano cosentino sono quantificabili in termini di appalti, affitti e palazzi, una economia di rapina che sta distruggendo nel tempo l’ambiente circostante.
Quella che abbiamo di fronte, insomma, è una situazione paradossale, in cui il rettore ed i baroni ratificano, utilizzando l’autonomia locale, secondo i propri interessi e dopo pretendendo di rappresentarci negli incontri internazionali.
Abbiamo combattuto questo modo di prendere le decisioni a livello locale,così come abbiamo manifestato a livello nazionale per contrastare la riforma Gelmini, non ci fermeremo nemmeno davanti al summit globale.
Non lasciamoli decidere per noi. È ora di sognare ….e quando gli uomini e le donne veri dicono “è ora di sognare” è come se dicessero “è ora di lottare”.
L’alba regna e tutto è ancora da fare, da sognare, da lottare…

giovedì 23 aprile 2009

L'Onda Napoletana verso il G8 sull'università-Assemblea cittadina 30 aprile


Il logo della campagna verso il G8 dell'università a TorinoIl 17, 18 e 19 maggio si terrà a Torino, il G8 University Summit, promosso dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane). A questo evento parteciperanno i rettori,i presidenti e diverse personalità degli atenei e del mondo della formazione degli stati membri del G8, insieme a quelli di molti altri paesi. L’incontro si propone come interlocutore del G8 dei capi di governo e di stato che si riunirà quest’estate e si strutturerà attorno all’obiettivo di indicare delle piattaforme a quello stesso incontro dei “grandi della terra”, spostato dal governo all’Aquila anche per scongiurare le nostre manifestazioni.
Ancora una volta l’Italia rischia di guadagnare un ruolo fondamentale nella riproposizione e nel potenziamento delle stesse politiche selvaggiamente liberiste e delle stesse strategie fondate sul profitto che proprio in questi mesi mostrano tutto il loro catastrofico impatto sull’università come sulla società.
l’Onda, nelle sue complessità e non senza qualche limite, è pero riuscita con un livello di mobilitazione e di condivisione senza precedenti ad accendere nel paese il dibattito scaturente da questa tesi e a scardinare l’idea di una generazione che si aggrega esclusivamente attorno al consumo. Questo è un dato culturalmente pieno di significati. Siamo stati l’imprevisto della storia, abbiamo fatto irruzione sulla scena pubblica con una forza insperata, abbiamo riempito ogni piazza d’Italia con decine di migliaia di studenti, ogni settore non “venduto e appaltato” all’epica della convenienza ha sperato nel nostro potenziale, abbiamo discusso per mesi senza mai fermarci dell’università che non accettiamo, di quella che vogliamo e del cambiamento complessivo che vogliamo “produrre”.
Non solo. Abbiamo anticipato i fuochi di contestazione che da tutt’Europa si scatenano oggi contro chi questa crisi, drammatica ed epocale, l’ha prevista, voluta e prodotta. Abbiamo quindi una responsabilità ineludibile: quella di non lasciar disperdere il patrimonio politico e culturale del movimento che abbiamo creato e che ha fatto alla fine ritirare e rimandare a data da destinare la riforma organica dell’Università, proposito del governo più forte della storia repubblicana.
A maggio il G.U.S. di Torino sarà occasione per il ministro Gelmini e i suoi colleghi e per la CRUI di costruire una passerella internazionale dove, a dispetto delle panacee mediatiche, si riproporrà un uscita strategicamente a destra dalla crisi anche per ciò che riguarda l’università e la ricerca, ancora una volta sulla pelle di studenti e precari, ancora una volta senza ammettere la responsabilità di averci tagliato il futuro sovra-tassandoci il presente.
Sentiamo l’urgenza di discutere insieme di quest’appuntamento e di costruire un percorso. Crediamo che Napoli, città in cui più di tante altre la crisi rischia di essere l’ultimo colpo mortale al tessuto dei saperi e della produzione, debba riprendere a vivere di un cuore pulsante e pensante fatto di studenti e studentesse che si rimettano in cammino verso quest’appuntamento Torinese e verso una nuova fase di partecipazione e mobilitazione.
Per questo chiediamo a tutti di partecipare all’assemblea cittadina dell’Onda che si terra il 30 aprile 2009 alle 15.30 nell’aula T2 della facoltà di Sociologia della Federico II
Vogliamo essere a Torino con tutta la nostra forza per dire NO all’università dei profitti, dei manager e dei tecnocrati. Non possiamo seppellire la lotta proprio ora che necessita di un balzo in avanti. L’autonomia e l’autodeterminazione nei percorsi formativi sono un obiettivo per il quale vale la pena continuare a dare battaglia, sfidando la stanchezza che il clima di questo paese determina nelle nostre coscienze. Senza di noi in Italia c’è solo conservazione e regresso. Per costruire ancora l’autoriforma della nostra università, che vive anche nelle strade, nella critica, nel dissenso e nel cambiamento.
Un’altra università è possibile e … necessaria !!!
"Quando il nemico è molto forte, non basta vincerlo.Bisogna saper sognare un mondo nuovo."Wu Ming 2, Pontiac, storia di una rivolta
Mayday - spezzone della formazione verso il G8 di Torino!


Milano - 1 maggio ore 15 in Porta Ticinese. Lo spezzone del mondo della formazione e dei precari della conoscenza inonda la MayDay verso la manifestazione nazionale contro il G8 a Torino. Tutt* in Piazza!Da settembre abbiamo visto centinaia di migliaia di studenti e precari scendere in piazza per difendere l'università e la scuola pubbliche, per garantirsi un futuro che in realtà è il presente stesso, per non pagare in termini di diritti, libertà e possibilità una crisi prodotta da altri. Questa è la crisi del Neoliberismo, una crisi che investe pienamente anche i vertici della formazione: per anni ci siamo opposti alla mercificazione dei saperi e al loro assoggettamento alle logiche del mercato, abbiamo lottato contro l'idea che la formazione sia vincolata alle mere esigenze delle aziende e dell'economia. Ancora oggi reclamiamo invece un reddito per la produzione immateriale di saperi che non ci viene riconosciuta, siamo i precari della conoscenza perchè fin dalle scuole superiori il nostro cervello, la nostra creatività e vitalità vengono messe a valore e sfruttate senza chiedercene il permesso e senza alcun tipo di ricompensa.A fronte di ciò i rettori degli atenei dei paesi membri del G8 si ritrovano a Torino dal 17 al 19 Maggio, all'indomani del vertice UE a Louvain per verificare l'attuazione delle direttive del processo di Bologna. Il G8 University Summit ha l'obiettivo di discutere il ruolo e il contributo dell’ università su sviluppo e sostenibilità ambientale e sociale, per consigliare i grandi 8 in vista del G8 all'Aquila su come uscire dalla crisi.

mercoledì 22 aprile 2009


Azione dell'Onda palermitana contro il G8 University Students' Summit


Ieri 21 aprile prima azione dell'Onda Anomala di Palermo in vista del G8 University Students' Summit previsto in città l'8 e il 9 maggio : in molte facoltà (Lettere e Filosofia, Ingegneria, Architettura, Scienze della Formazione, Scienze Politiche, Scienze Motorie, Scienze Nn Mm Ff; Scienze della Formazione, Medicina) dell'Ateneo palermitano e in diverse scuole superiori (Liceo Umberto I, Liceo Vittorio Emanuele II, Liceo Garibaldi, Liceo Cannizzaro, Liceo Galilei, Liceo Einstein, Liceo Almeyda) sono apparsi diversi striscioni recanti il seguente testo: "8 maggio - Palermo, contro l'insostenibile G8 dell'università, l'Onda vi travolgerà".
Inoltre l'iniziativa è stata replicata in altri Atenei nel Mezzogiorno quali Reggio Calabria e Cosenza. Gli studenti dell'Onda palermitana contro il G8 hanno infatti indetto una giornata di mobilitazione per venerdì 8 maggio, giornata di apertura del Summit , per una contestazione che, partendo dalla nostra città, arriverà fino al G8 dei Rettori di Torino previsto dal 17 al 19 maggio.Gli studenti e le studentesse, a Palermo come a Torino, hanno voluto definire questo vertice "insostenibile" in quanto il rifiuto e la protesta saranno rivolti contro il tema centrale nei due incontri , la "sostenibilità ambientale e sociale", ma anche perché riteniamo inaccettabile le modalità di organizzazione dell'iniziativa, la concezione dei rapporti tra mondo accademico e dinamiche sociali e il potere politico ed economico che il vertice rappresenta, la funzione di rappresentanza studentesca che ne sta alla base e ovviamente un interlocutore, l'istituzione G8, che non ci stancheremo mai di rifiutare . Scenderemo in piazza per ribadire, ancora una volta se necessario, che Palermo non gradisce la presenza della Gelmini e di tutti coloro che vogliono distruggere la formazione pubblica a livello globale.
Quella di ieri è quindi solo la prima di una serie di tappe di avvicinamento alla data '8 maggio,; avvicinamento che vedrà l'onda palermitana impegnata in azioni ed iniziative che evidenziano "l'insostenibilità" di questa università. Prossimo appuntamento il 27 aprile nella Facoltà di lettere e Filosofia, per l'assemblea dell'Onda Anomala di Palermo contro il G8.
Sapienza in Onda contro il G8 di Torino!

L'onda verso il G8Comunicato della Sapienza in Onda - L'appuntamento del G8 dell'università a Torino cade all'indomani del vertice UE a Louvain sullo stato di attuazione delle linee guida del processo di Bologna. Due appuntamenti in cui governi nazionali e governi dell'università disegneranno le future politiche internazionali su ricerca e formazione. Consideriamo perciò l'appello dell'Onda torinese per un grande evento di contestazione un'occasione per riaffermare quanto in questi mesi è accaduto in Italia: è infatti dall'autunno che gli studenti e i precari hanno deciso di scendere in piazza per resistere alla dismissione dell'università pubblica e per affermare i percorsi di autoriforma che vanno nella direzione di un'università autonoma e autogestita. Vogliamo vivere le giornate di Torino raccogliendo le sfide che i movimenti degli ultimi anni hanno posto: infatti dalla Francia nel 2006, passando per l'insurrezione greca e le ultime manifestazioni di Londra e Strasburgo, il linguaggio comune è stato quello del conflitto intorno alla precarietà e contro la crisi.
Londra e Strasburgo d'altra parte hanno segnato una frattura rispetto alle pratiche passate di contestazione: i controvertici hanno preparato il terreno, ma i movimenti insorti negli ultimi mesi hanno visto l'irrompere di una radicalità sociale diffusa. Il G8 di Torino rappresenta in questo contesto un'ulteriore tappa del processo di costruzione dello spazio europeo del conflitto. Louvain e Torino sono i luoghi non legittimi in cui ministri e rettori pretendono di decidere il futuro della formazione e della ricerca. È evidente come il processo di Bologna sia completamente fallito; basti vedere ciò che ha prodotto in Italia attraverso l'introduzione del 3+2 che ha completamente destrutturato la didattica nell'università senza realizzare il legame con il mondo della produzione che si proponeva come obiettivo principale. È altrettanto evidente inoltre quanto in Italia ai rettori interessi più la conservazione del potere baronale che la reale ristrutturazione del sistema universitario.

In una situazione in cui il mondo della ricerca è popolato quasi esclusivamente da precari, la gestione dei fondi è invece ancora usata come strumento di assoggettamento per la conservazione delle posizioni di potere. Ci chiediamo allora come possano considerarsi legittime le discussioni portate avanti da chi in questi ultimi dieci anni ha tentato di distruggere il futuro della formazione e della ricerca. L'Onda ha affermato in questi ultimi mesi e ha iniziato a praticare l'unico processo possibile per l'uscita dalla crisi permanente: la cooperazione e l'autogestione della produzione dei saperi.
L'università autonoma ed autogestita è l'unico futuro possibile in alternativa alla fallimentare dicotomia pubblico-privato. A Torino ci vogliamo arrivare! Il governo ha più volte dimostrato nella pratica la volontà di bloccare la mobilità dei movimenti, ma così come il 18 Febbraio l'abbiamo rivendicata contro il protocollo sui cortei, così continueremo a rivendicarla per raggiungere Torino. Le forze sindacali, politiche e sociali del paese devono prendere posizione: continuare ad allinearsi al governo o difendere la libertà di sciopero e di movimento.Noi non abbiamo dubbi sulla nostra posizione: saremo per le strade di Torino per bloccare il vertice e liberare il nostro futuro. Assemblea d'ateneo della Sapienza in Onda verso il G8 di Torino

martedì 21 aprile 2009

Appello Studenti Milano - Contro l'insostenibile G8 dell'università

I grandi rettori degli otto Paesi e non solo, ospitati dalla Crui, si troveranno per parlare di ricerca scientifica, di eco-sostenibilità, di processi formativi, per unificare ed internazionalizzare la conoscenza "occidentale". Ma mentre loro chiacchierano di un'università vincente e d'avanguardia, noi la viviamo, la vediamo nel concreto ... e la visione per noi studenti è tutt'altro che sostenibile ...
Parlano di "ricerca" e tagliano i fondi a chi la fa
Dicono di "internazionalizzare" i saperi e con le loro leggi li rendono più costosi e quindi inaccessibili
Parlano di processi di formazione, e in Italia li rendono precari e precarizzanti
Si dicono vati della "cultura occidentale" e la sviliscono, frammentando i corsi di laurea e tagliando i fondi all'università
Parlano di "sostenibilità" ma per cosa? Per permettere un miglior accesso all'energia o per rendere oggetto di lucro le poche risorse davvero eco-sostenibili?
Ci sembra quanto meno provocatorio che la cara ministra Gelmini che quest'autunno ha varato riforme che danneggiano profondamente l'università e la scuola pubblica si presenti come dama di corte ... se non l'ha capito quest'autunno, glielo andremo a ripetere ...

L'università siamo noi!

TUTT* A TORINO IL 19 MAGGIO
Per il corteo nazionale che chiuderà il contro-vertice
L'onda non vi sostiene, vi travolge
Treno ore 10.00 in Stazione Centrale, perché la mobilità è un nostro diritto!

iniziativa milano


l’onda non vi sostiene vi travolge







Oggi, 8 aprile, in occasione della presentazione ufficiale del g8 dell’università a palazzo Chigi, a cui erano presenti il ministro dell’istruzione, dell’ università e della ricerca Maria Stella Gelmini, il rettore del politecnico di Torino Francesco Profumo, il presidente della CRUI Enrico Decleva e il presidente della commssione italiana dell’ UNESCO, l’ onda nelle città di Torino, Roma, Padova, Milano, Palermo, Napoli e Bologna ha organizzato una serie di iniziative per lanciare la campagna nazionale contro il g8 dell’università che si terrà a Torino nei giorni 17 18 e 19 maggio.

lunedì 20 aprile 2009

contro l'insostenibile g8 dell'università

Il 17, 18 e 19 maggio si terrà a Torino, promosso dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), il G8 University Summit, a cui parteciperanno i rettori ed i presidenti degli atenei degli stati membri dell’istituzione del G8, insieme a quelli di molti altri paesi del mondo. L’incontro si propone come interlocutore diretto del G8 dei capi di governo e di stato che si riunirà in Sardegna quest’estate e si è dato l’obiettivo di consigliare i “grandi del mondo” sui problemi dell’umanità e del pianeta, fondandosi su un presunto carattere “neutrale e oggettivo” del sapere prodotto dalle università.Sappiamo bene che il G8 non ha nessuna credibilità alla luce delle chiare responsabilità che ha rispetto la crisi globale in corso e risulta paradossale che sia proprio questa istituzione a voler porre rimedio a ciò che ha contribuito a causare decidendo sulla testa di miliardi di persone, per decenni, come influenzare le relazioni internazionali e le politiche economiche e sociali. E’ inaccettabile quindi come i rettori, pretendendo di rappresentare tutto il mondo dell’università, vadano a interloquire con gli stati membri del G8, legittimando così il sistema economico-politico che da questi viene avvallato. Questo non ci sorprende visto il ruolo centrale che l’università e la produzione dei saperi ha nel processo di ristrutturazione del sistema globale che oggi si riproduce a fatica attraverso la crisi.Nel Summit verrà proposta l’immagine vincente di un’università trasformata e globalizzata, in realtà abbiamo oggi un’università in crisi, contraddittoria, con un livellamento verso il basso dei saperi trasmessi e che sfrutta i soggetti che li producono condannandoli ad una condizione di lavoro e di vita precaria. Se continueranno ad essere i singoli atenei ad amministrare la scarsità dei fondi adottando logiche proprie delle aziende, la formazione (non più servizio pubblico e bene comune) continuerà a leggittimarsi nella forma di prestazione da acquistare a costi sempre più pesanti, producendo un sistema “insostenibile” per chi studia e lavora al suo interno.Noi non vogliamo discutere del concetto di “sviluppo sostenibile” (oramai termine contenitore, spesso utilizzato in maniera retorica), ma partire dai processi reali e capire a quali scelte operative questo termine rinvia. Se per sviluppo sostenibile intendono il modo in cui gli organismi sovranazionali estendono la proprietà e il profitto sulle risorse naturali (permettendo la mercificazione ad esempio delle energie rinnovabili), se le politiche ispirate a questo concetto permettono la costituzione di nuovi meccanismi di controllo e sfruttamento dei territorio, noi non ci stiamo!Ci saranno momenti di dibattito e di confronto con tutte quelle esperienze internazionali che si sono mosse sul terreno del rapporto tra crisi globale e crisi dell’università. Parleremo con altri soggetti che come noi si stanno muovendo contro la crisi e con tutti quei movimenti che si sono mossi per difendere i territori da modelli di sviluppo “insostenibili” (ad esempio il movimento No Tav, No Dal Molin, contro la privatizzazione delle risorse idriche, contro il nucleare eccetera).Durante il G8 delle Università costruiremo una manifestazione nazionale a Torino, il 19 maggio, in netta contrapposizione al Summit, la cui madrina d’eccezione sarà la nostra amata ministra Gelmini a cui ribadiremo, nel caso non l’avesse capito quest’autunno, che a Torino (come nelle altre città d’Italia) non è ben accetta!Auspichiamo che per i giorni del Summit non si ripeta il solito schema per cui viene negato, dietro costi improponibili, il diritto alla mobilità dalle proprie città! Non vorremo di nuovo ritrovarci, dopo le mobilitazioni di quest’autunno, a condurre trattative interminabili con le Ferrovie dello Stato.CONTRO IL G8 DELL’UNIVERSITA’ L’ONDA NON VI SOSTIENE, VI TRAVOLGE!
ASSEMBLEA PUBBLICA CITTADINA A PALAZZO NUOVO MERCOLEDì 15 APRILE ORE 17,30.
per la costruzione di una Rete contro il G8

domenica 19 aprile 2009

Appello No G8

Appello Contro il G8 dell’Università
Contro l’insostenibile G8 dell’università
Tra il 17 ed il 19 maggio di quest’anno si terrà a Torino, promosso dalla CRUI, il G8 University Summit, a cui parteciperanno i rettori ed i presidenti degli atenei degli stati membri dell’istituzione suddetta, insieme a quelli di molti altri paesi, dall’Arabia Saudita al Vaticano, dalla Cina al Sudafrica; è la seconda volta che un’iniziativa del genere viene organizzata, dopo l’esordio a Sapporo, nell’estate dello scorso anno.L’incontro si propone come interlocutore diretto del G8 dei capi di governo e di stato che si riunirà in Sardegna, quest’estate, e si è dato l’obiettivo, sulla base del carattere fondamentalmente “neutral and objective” che caratterizzerebbe l’istituzione universitaria e il sapere che produce e trasmette, di consigliare i “grandi del mondo” sui problemi dell’umanità e del pianeta.
Riteniamo inaccettabili le modalità di organizzazione dell’iniziativa, la funzione che si arrogano i rettori, la concezione dei rapporti tra mondo accademico e le dinamiche sociali ed il potere politico ed economico che viene proposta, sia in forma esplicita che implicita, e, ovviamente, l’interlocutore scelto. Questi, il G8, ha rappresentato, nel corso dei decenni uno dei pilastri dell’ordine neoliberista, oggi in crisi, grazie alle risorse ed al potere concentrati nei paesi membri ed alla sua capacità di essere parte di una articolata trama di relazioni con altri organismi sovranazionali, che operava attraverso una continua concertazione, più che con decisioni puntuali e specifiche, ma contribuendo in questo modo a sovradeterminare il sistema delle relazioni internazionali ed il complesso delle politiche economiche e sociali. Oggi l’istituzione vede il suo declino, già in atto da anni, accelerarsi nella crisi globale; la pretesa dei rettori di correre a rilegittimarlo è da contrastare senza esitazioni, oltre ad avere un carattere perfino paradossale. Naturalmente è altrettanto inaccettabile che nel farlo essi si ripropongano come rappresentanti dell’intero mondo dell’università; a prescindere dall’importanza che si può attribuire all’iniziativa specifica, ravvisiamo in questo un’ulteriore conferma del processo in atto di concentrazione e verticalizzazione degli organi e degli strumenti decisionali in atto nel sistema accademico e che, per quanto riguarda l’Italia, trova ampio riscontro nel recente documento della CRUI sulla “governance” .
I rettori ridipingono di verde il G8
Probabilmente ci sentiremo obiettare che il tema scelto dal summit non permette una contrapposizione netta: sulla base dei risultati del precedente G8 dei rettori, del luglio 2008,(www.g8u-summit.jp), i lavori saranno dedicati alla sostenibilità globale, sociale e umana o per citare il rettore del Politecnico di Torino, Profumo, uno dei più attivi promotori dell’evento, alle “5E” (Energy, Economy, Ethics, Environment and Education).Noi siamo convinti, al contrario, che proprio la totale mancanza di credibilità di questi soggetti di fronte a questioni come la devastazione ambientale e le diseguaglianze su scala mondiale rafforzi in realtà le ragioni della protesta. Se il G8 è, semmai, uno dei principali responsabili di quello a cui si dichiara di voler porre rimedio, dall’altro, anche gli organi di direzione degli atenei (sia pure in modi diversi), hanno condiviso responsabilità su più livelli nei dispositivi della “globalizzazione neoliberista”, contribuendo alla rimessa in discussione del carattere di “bene comune” dei processi di produzione e trasmissione dei saperi, nell’accettazione dei meccanismi e nell’impiego degli strumenti della finanziarizzazione, nella promozione di modi di produzione e d’uso dei saperi in aperto contrasto con le sensibilità a cui si rimanda, quando si discute di “sostenibilità”. Viene spontaneo pensare alle istituzioni accademiche statunitensi che hanno convissuto con una gigantesca espansione del debito degli studenti e successivamente dei lavoratori laureati, costretti a ricorrere al sistema dei prestiti per poter sostenere gli studi, con la creazione, tra l’altro, di una vera e propria bolla finanziaria a rischio di esplosione; ai rapporti che esse hanno instaurato con il sistema delle imprese, particolarmente condizionanti, per quanto riguarda la destinazione dei prodotti della conoscenza e la loro accessibilità; e, ancora, non si può non citare l’invito dell’AAU (Association of American Universities), che raccoglie la maggior parte delle istituzioni accademiche nordamericane, al presidente Obama, affinché continui a sostenere la Minerva Initiative, per la militarizzazione delle scienze umane e sociali e rafforzi la cooperazione tra il Pentagono ed il Dipartimento dell’Energia (Policy Recommendations for President-Elect Obama).Ma si tratta solo di alcuni esempi, perché l’elenco potrebbe essere molto più lungo.
L’università insostenibile
All ‘immagine dell’università che verrà proposta nel summit torinese, noi intendiamo contrapporre la descrizione e l’analisi della sua condizione reale, delle contraddizioni che la caratterizzano, delle dinamiche in essa operanti.Intanto partiamo da una constatazione, l’università è in crisi. Crisi che si intreccia con quella globale e di questo troviamo un riscontro nel convergere, a partire da quest’autunno, in Italia, in Grecia ed in Francia (ma a veder meglio, non solo in questi paesi) dei movimenti contro le riforme universitarie e le politiche sulla formazione e la ricerca con le lotte contro gli effetti della crisi economica.Il disagio profondo dell’università ha certo una prima, evidente ragione nei tagli dei fondi pubblici, operanti ormai da anni, ma, intanto, bisogna leggere nella politica delle risorse non solo gli effetti di più generali strategie del bilancio statale, ma anche lo strumento con cui imporre e accelerare le trasformazioni più complessive che hanno investito il mondo accademico. Qui ci troviamo di fronte al problema di dover parlare di processi che non riguardano solo l’Italia e che evidentemente, nei diversi contesti nazionali, hanno conosciuto modulazioni diverse, eppure tratti comuni ci sono.L’università sta mutando i propri principi costitutivi, i propri sistemi di finanziamento, l’organizzazione del lavoro della didattica e della ricerca, le “missioni” che si attribuisce, il significato che attribuisce alla formazione. Da un’istituzione che si organizzava su base soprattutto nazionale e trovava le ragioni della propria legittimazione al proprio interno, si sta passando ad un sistema dove gli attori sono i singoli atenei, strutture suscettibili di riconfigurazioni continue, in rapporto con l’ambiente esterno, che amministrano la penuria delle risorse adottando logiche organizzative aziendalistiche. La ricerca è indotta sempre più a mediarsi con il sistema delle imprese ed il mercato, la formazione si legittima come prestazione da acquistare e non come servizio pubblico.Ne deriva nel complesso un sistema instabile, che si scopre esposto a nuove fragilità, che impone costi sempre più pesanti a chi studia e a chi lavora al suo interno, in una parola: “insostenibile”.Noi tuttavia vogliamo leggere questi processi da un determinato punto di vista, ovvero come l’esito, ancora aperto, di uno scontro sulle nuove qualità produttive dei saperi, sulle forme di controllo, di sfruttamento dei soggetti che li producono, li mettono in opera, li trasformano. Due aspetti ci sembrano particolarmente importanti, l’impoverimento, il livellamento verso il basso dei saperi trasmessi, l’ affermarsi di un’università della precarietà, sia nel senso che si basa su rapporti di lavoro (non solo di tipo contrattuale) caratterizzati da crescente instabilità, incertezza. sia nel senso che ad un futuro di precari prepara i suoi studenti.
Una particolare attenzione deve essere posta, soprattutto di fronte a iniziative come il G8 University Summit, alla questione dell’internazionalizzazione-globalizzazione dell’università, sempre più presente nei documenti delle istituzioni accademiche , degli organismi sovranazionali ma non facile da restituire nella sua complessità, poiché chiama in causa più livelli: le forme di regolazione e di indirizzo a livello sovranazionale o forme di “regionalizzazione”, come la creazione dello spazio europeo della ricerca e dell’insegnamento superiore. Ma anche le iniziative degli atenei, quali la crescita del numero di sedi aperte all’estero, l’avvio di joint-venture con altre università estere. Si esaurisce nei fatti il modello classico della cooperazione tra scienziati, che non conosce frontiere, si affermano modelli di crescente competizione per attrarre investimenti, studenti, ricercatori. Il singolo ateneo si pone come infrastruttura operante tra il mercato mondiale e il bacino dell’intelligenza sociale metropolitana. Nello spazio globale vengono instaurate nuove forme del comando, di controllo sul flusso delle conoscenze e la mobilità degli studenti e di chi lavora con i saperi, si impongono nuove gerarchie e differenziazioni ( si pensi all’ossessione per le graduatorie internazionali).
The need to restructure scientific knowledge
Nella discussione che si è tenuta Sapporo, lo scorso anno, e nella dichiarazione finale prodotta (Sapporo Sustainability Declaration), uno spazio significativo è stato dato all’esigenza, di fronte alle sfide della sostenibilità, di riorganizzare il sapere e la sua trasmissione, superando i limiti degli specialismi e sviluppando l’interdisciplinarietà; una delle proposte è l’organizzazione di “network of networks”, si afferma cioè che già da tempo la ricerca scientifica si organizza su scala globale sotto la forma delle reti e si tratta, ora, di coordinare le reti, non solo, però, ai fini dell’accrescimento delle conoscenze, ma con l’obiettivo di sviluppare, attraverso la cooperazione con partner pubblici e privati, innovazioni nelle politiche pubbliche in materia di sviluppo sostenibile. Queste questioni saranno anche al centro del summit torinese e del resto, si inseriscono in una più generale crescita di attenzione da parte degli organismi sovranazionali per quella che è chiamata “Education for Sustanaible Development”.Occorre subito osservare che però l’esigenza affermata di ristrutturare saperi e formazione non si accompagna a nessun ripensamento sul processo di trasformazione dell’università e in particolare sulla sua internazionalizzazione, così come abbiamo tentato di ricostruirla prima, anzi, le proposte di merito adottano linguaggi, logiche e modalità operative di quei medesimi processi ( si pensi alla riduzione alla figura di “stakeholder”, portatore di interessi, dei soggetti che entrano in contatto con gli atenei, presa dalla letteratura manageriale).Noi partiamo, invece, dall’assunzione che gli specialismi ed il sacrificio della conoscenza che comportano, sono il prodotto di un attacco alla ricchezza ed alla varietà delle capacità dei soggetti e non l’esito imprevisto e indesiderato dello sviluppo autonomo delle discipline scientifiche, che la rimessa in discussione di questa situazione passa attraverso lo scontro per riprendersele quelle capacità; più in generale il superamento della frammentazione dei saperi non può che imporsi attraverso il conflitto su di essi, sulle forme con cui vengono gerarchizzati, mercificati, privatizzati (si tratta del resto di quelle questioni che l’Onda ha sollevato, quando ha definito la prospettiva dell’autoformazione e dell’autoriforma).
Nella preparazione di quest’appello è emersa l’esigenza di approfondire le questioni legate allo “sviluppo sostenibile” e di costruire una critica non solo legata allo specifico universitario; riteniamo comunque, che si debba partire non tanto dalla discussione sul concetto in sé, ormai diventato un termine contenitore, utile per gli scopi più diversi, ma dai processi reali, dalle scelte operative a cui rinvia.Innanzitutto bisogna ricordare che nell’impostazione degli organismi sovranazionali e degli stati più sviluppati economicamente, serve per garantire ed estendere il regime della proprietà e del profitto sulle risorse naturali, per permettere lo sviluppo di nuove merci e di nuovi settori ( si pensi alla questione delle energie rinnovabili). Inoltre, le politiche ispirate da quel concetto si integrano dentro processi più generali di flessibilizzazione del potere e dell’amministrazione, che permettono la costituzione di nuovi dispositivi del controllo, in grado di coprire meglio, in modo più esteso e capillare, il terreno della riproduzione sociale, di mettere a valore ambienti considerati nella complessità delle loro interazioni.Continuiamo pensare che anche la lotta contro le devastazioni ambientali ( e non, solo perché le strategie della sostenibilità, come si è visto, non riguardano solo le risorse naturali) debba passare per la rimessa in discussione delle rigidità politiche, economiche e sociali che l’ordine neoliberista ha costruito e che il “sistema della crisi” oggi in fase di costituzione tenta di aggiornare.
L’agenda dell’onda
Contro il vertice di maggio intendiamo lavorare ad una serie articolata di iniziative di lotta e di dibattito; abbiamo l’esigenza di approfondire la critica dei processi di trasformazione che investono l’università, sviluppando anche elementi d’inchiesta che si pongano sul crinale tra resistenza e sfruttamento, e ,nel contempo, sentiamo la necessità di mantenere l’attenzione su quello che sta accadendo, l’evoluzione della crisi, gli interventi del governo, che approfitta di questo contesto per approfondire la destrutturazione delle condizioni di vita, lavoro, socialità, che attacca con sempre maggiore vigore gli spazi di agibilità politica e sociale.È estremamente importante costruire le condizioni, fin da subito, per una manifestazione nazionale, il 19 maggio a Torino, con una netta caratterizzazione di contrapposizione al summit.È altrettanto imprescindibile organizzare in quel medesimo periodo un momento di confronto con altre realtà e esperienze internazionali che si sono mosse sul terreno del rapporto tra crisi globale e crisi dell’universitàBisognerà, inoltre, continuare nella costruzione di alleanze sociali e nell’interlocuzione con gli altri soggetti che si stanno muovendo contro la crisi, per la costruzione di elementi di piattaforma sui temi, che riteniamo unificanti, del welfare e della riproduzione sociale; sarà inevitabile, inoltre, dato il tema al centro del vertice, costruire rapporti più approfonditi con i movimenti che si sono mossi nei territori per i “beni comuni”( No Tav, No Dal Molin, contro la privatizzazione delle risorse idriche, eccetera) e che hanno posto, a partire dal loro specifico, esigenze non mediabili ed hanno dimostrato di saper affrontare i tentativi di reprimere i conflitti o, in alternativa, di subordinarli dentro un quadro consensuale tipico delle retoriche sullo “sviluppo sostenibile” (o quantomeno, molto simile ad esso).